Thirteen days: comprendere le dinamiche interne ed esterne del negoziato

“Film-simbolo” e vero e proprio “cult-movie” per gli appassionati di negoziazione e risoluzione alternativa delle controversie.

Stefano Cera

Maggio 15, 2019

INTRODUZIONE

Thirteen days: “film-simbolo” e vero e proprio “cult-movie” per gli appassionati di negoziazione e risoluzione alternativa delle controversie.

La presentazione del DVD del film recita:

“Nell’ottobre 1962, il mondo visse tredici giorni sull’orlo della Terza Guerra Mondiale: l’installazione da parte dell’URSS di missili nucleari a Cuba, portò a un breve ma pericoloso braccio di ferro tra il Presidente degli Stati Uniti J.F.Kennedy e il Segretario del PCUS Kruscev. Ovunque la popolazione attese con ansia l’esito del grave scontro politico, diplomatico e militare”.

E indica il percorso attraverso la quale si è sviluppata (nello spazio di meno di due settimane) una delle migliori best practices negoziali del periodo della Guerra fredda, quando si era giunti ad un passo dal baratro.

TRAMA

La trama del film ripercorre i tredici, drammatici, giorni che iniziano il 14 ottobre 1962, quando un aereo spia americano scopre a Cuba una base missilistica sovietica in costruzione.  Immediatamente parte l’allerta da parte dello Stato Maggiore USA.

Kennedy si consulta rapidamente con il suo consigliere per la sicurezza Kenneth O’Donnell e con suo fratello Bob. Viene presa una decisione: gli Stati Uniti d’America non possono permettere all’Unione Sovietica di installare missili con testate nucleari a pochi chilometri dalle loro coste.

Inizia così quella diventerà nota a tutto il mondo come “la crisi dei missili di Cuba”. Ossia, la più grave crisi dalla fine della seconda guerra mondiale. E stavolta il rischio è altissimo, perché c’è in gioco la possibilità di dare inizio a un conflitto nucleare.

GLI SPUNTI DI APPRENDIMENTO PER LA GESTIONE DELLE CONTROVERSIE

In questo film troviamo diverse modalità di rappresentazione del negoziato:

  • innanzitutto, la dimensione di politica estera delle trattative, che si realizza attraverso i contatti ufficiali e informali tra i rappresentanti americani e sovietici;
  • poi, la dimensione legata alla politica interna che riguarda invece due dimensioni diverse: da una parte, il confronto tra il Presidente americano e il suo staff e i “falchi” dello Stato maggiore della Difesa americano e dall’altra il continuo negoziato che avviene all’interno dello staff di Kennedy, circa la scelta della migliore strategia da adottare.

Le scene di negoziato sulla politica interna sono utili per approfondire quello che c’è dietro la scelta di Kennedy di dare, nel corso della crisi, risposte flessibili. Scene che mostrano anche le forti pressioni dello Stato Maggiore che invece voleva una risposta “forte”, da dare soprattutto attraverso misure militari.

La strategia negoziale dell’Amministrazione-Kennedy, in realtà non è tanto frutto di una chiara decisione iniziale, bensì conseguenza di una scelta progressiva di misure caute (e sempre concordate all’interno del gruppo ristretto composto dai suoi “fedelissimi”: il fratello, Bob e Kenny O’Donnell, Assistente del Presidente). Misure che si inseriscono in uno spazio dall’equilibrio molto delicato, in cui convergono la volontà di dare risposte efficaci (nel rispetto degli interessi americani) e la necessità di non fare scelte ultimative (per non interrompere il filo del negoziato con i sovietici).

In questo senso, riguardo le trattative con i sovietici, alcune scene sono particolarmente significative sull’approccio assertivo di Kennedy:

  • Scena del blocco navale:
    il Segretario della Difesa americano Robert Mc Namara spiega che l’incontro tra le navi americane e quelle sovietiche al largo di Cuba non può seguire le normali procedure di ingaggio adottate dalla Marina militare (che avrebbe portato, in caso negativo, ad un attacco, con conseguenti pericolose ripercussioni a livello mondiale) ma deve piuttosto essere “interpretato” come un dialogo diretto tra il Presidente americano e il Segretario del PCUS. Questo è un passaggio “simbolico” sul livello di confronto che a volte si instaura in un negoziato, in cui non è tanto la singola azione che conta quanto la visione “sistemica” dell’azione stessa, che permette di capire quanto un singolo comportamento specifico (apparentemente di dettaglio) influisce in modo importante sul contesto generale.
  • Il confronto all’interno delle Nazioni Unite tra l’ambasciatore sovietico Valerian Zorin e quello americano Adlai Stevenson:
    Con quest’ultimo che risponde punto per punto alle accuse del collega e portando prove circa l’installazione dei missili sovietici a Cuba. Il tutto, con grande assertività, in cui non c’è una semplice “reazione” alle parole dell’ambasciatore sovietico, ma il lavoro costante di affermazione dei bisogni e degli interessi americani.
  • Il drammatico incontro tra l’ambasciatore sovietico negli USA, Anatoly Dobrinin e Robert Kennedy:
    Una scena dal clima molto teso ed allo stesso tempo disperato, nella quale i rischi di una rottura, a questo punto con ogni probabilità, definitiva, si “mescolano” alle speranze di accordo. Ed è proprio in questa scena che esce fuori la proposta che porterà alla soluzione della crisi, attraverso una serie di caute aperture reciproche.

RIFLESSIONI FINALI

Il film termina con la scena che riportiamo, in cui si sentono le parole originali del Presidente Kennedy, che, a mio avviso, rappresentano la degna conclusione ad una vicenda tra le più drammatiche della storia dell’umanità:

Che tipo di pace cerchiamo? Sto parlando di una pace vera.
Il tipo di pace che rende la vita sulla terra degna di essere vissuta.
Non solamente la pace nel nostro tempo, ma la pace in tutti i tempi.
I nostri problemi vengono creati dall’uomo, perciò possono essere risolti dall’uomo.
Perché in ultima analisi, il legame fondamentale che unisce tutti noi è che abitiamo tutti su questo piccolo pianeta.
Respiriamo la stessa aria. Abbiamo tutti a cuore il futuro dei nostri figli.
E siamo tutti solo di passaggio.

Parole che rappresentano la sintesi della ricerca di interessi comuni e condivisi tra americani e sovietici e che sono alla base della strategia negoziale che ha portato all’accordo che ha chiesto la crisi dei missili di Cuba.

Sul tema dell’uso del cinema nella formazione, è possibile vedere anche il mio libro “Ciak… Motore… Form_Aaaazione. Vademecum filmico per il formatore non convenzionale” (Palinsesto, 2016).

Thirteen days (2000), USA, regia: Roger Donaldson. Con Kevin Costner, Bruce Greenwood, Steven Culp. Distribuzione: Medusa.

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