Moglie e marito. Un film sull’empatia, come chiave per la comprensione reciproca

In un film di questo genere, gli spunti di apprendimento sono davvero tanti. Su tutti, il tema dell’empatia come chiave della comprensione reciproca.

Stefano Cera

Luglio 30, 2019

INTRODUZIONE

Il tema dello scambio di identità ed il tentativo di comprendere i rapporti tra uomini e donne, è stato oggetto di grande attenzione da parte del cinema, soprattutto “made in USA”. Tuttavia, il film opera-prima di Simone Godano rappresenta, all’interno del panorama del cinema italiano, il tentativo (riuscito) in forma di commedia di “facilitare la comprensione” tra uomini e donne.

Andrea (Pierfrancesco Favino) e Sofia (Kasia Smutniak) sono una coppia in piena crisi. Lui neurologo, lei un’aspirante presentatrice di programmi televisivi. Sono sposati da parecchi anni, hanno due figli piccoli, e – praticamente – non ne possono più l’uno dell’altra. O almeno così sembra e, attraverso la storia raccontata dal film, fanno insieme un singolare “percorso di vita”, attraverso lo scambio di identità, che gli permetterà di comprendere appieno le rispettive differenze.

TRAMA

Come dicevamo, all’inizio del film i due coniugi sembrano ormai alla fine della loro storia, in una situazione ampiamente vista, al cinema come nella realtà. E invece, accade che il “medico-scienziato pazzo”, in compagnia del suo migliore amico e collega, realizzano un macchinario che consente di comunicare attraverso le onde cerebrali. Al termine dell’ennesimo litigio, nel corso del quale Sofia dice ad Andrea che forse è arrivato il momento di pensare al divorzio, il marito chiede alla moglie di fargli, nonostante tutto, un piccolo-grande favore. Ossia, collegare il macchinario ai cervelli di entrambi, sperando di riuscire a dimostrare che la macchina (che è ancora un prototipo) è finalmente in grado di funzionare. Perché da questo dipende il futuro professionale di Andrea. La moglie, sia pure a malincuore, accetta…

Tuttavia, durante l’esperimento, qualcosa va male (oppure, chissà, rispetto alla crisi della coppia, in realtà va fin troppo bene). Infatti, in seguito ad un cortocircuito, i due si ritrovano l’una nel corpo dell’altro. Sofia nel corpo di Andrea e viceversa. E da subito, troviamo un Andrea molto più femminile di quanto non fosse la moglie prima dell’incidente ed una Sofia alle prese con una virilità che il suo corpo di donna non riesce a trattenere.

SPUNTI DI APPRENDIMENTO

In un film di questo genere, gli spunti di apprendimento sono davvero tanti. Su tutti, il tema dell’empatia come chiave della comprensione reciproca. E questo appare chiaro fin dalla prima scena del film che mostra un quadro che è un adattamento del disegno del  caricaturista W.H. Hill, dal titolo “Mia moglie e mia suocera”, pubblicato nel 1915. Il quadro è usato dalla terapista di coppia dove sono andati Sofia ed Andrea, per far capire loro che i problemi tra i due derivano dal non essere più capaci di vedere l’immagine bella che l’una/o aveva dell’altro/a.

Questa immagine “stuzzica” la nostra attenzione perché, negli anni, è diventata un “cult” dei nostri corsi sulla comunicazione e le relazioni interpersonali. E, durante il suo utilizzo in aula, capita che alcuni riconoscono immediatamente una signora anziana vista di profilo (il naso non proprio “alla francese”, l’occhio pronunciato, le labbra sottili, il mento sporgente, ecc.), mentre altri, guardando quegli stessi particolari, affermano invece di vedere una giovane ragazza messa di tre quarti (così, il naso della signora anziana diventa il profilo della giovane, l’occhio della signora diventa l’orecchio della ragazza, le labbra sottili sono nient’altro che un nastrino posto sul collo della ragazza e il mento della signora è la parte finale del collo della giovane). Il punto è che spesso chi vede la giovane non riconosce immediatamente anche l’altra figura e viceversa e in molti casi ciò avviene solo dopo aver chiarito i dettagli dell’una o dell’altra figura.

Ciò accade perché ognuno di noi fissa nella propria mente un’immagine sulla base di particolari che permettono poi di risalire al significato del tutto e non è semplice abbandonare questa immagine per coglierne una diversa. La figura, nella sua versione originale, è stata ripresa anche da Stephen Covey nel suo best-seller” Le sette regole per avere successo”. Per spiegare il concetto che due persone possono vedere la stessa cosa (l’immagine), non essere d’accordo su cosa vedono (la giovane o la signora), eppure avere entrambe ragione. Ciò che conta non è la realtà in quanto tale, ma il “paradigma”, ossia la “lente” attraverso cui la percepiamo, comprendiamo ed interpretiamo.

E se nel film, per la terapista è un elemento fondamentale per stimolare nella coppia in crisi l’empatia, fuori dal film e nella vita reale diventa il modo per facilitare la comprensione reciproca e l’ascolto attivo.

RIFLESSIONI FINALI

Questa bella commedia rappresenta la complessità di trovare un equilibrio nelle relazioni interpersonali e in particolare all’interno di una coppia. In una continua ricerca di senso, fatto talvolta di salite e discese. Una sorta di “montagne russe”, come solo i rapporti tra donne e uomini, a volte, sanno essere.

Montagne russe, che tuttavia potremmo rendere un po’ meno “spericolate” se solo ricordassimo a noi stessi di tenere sempre aperte le porte dell’ascolto “senza pregiudizi”, quando ci confrontiamo, nei rapporti sentimentali come in quelli personali e professionali. E se, inoltre, diventassimo, nella vita di tutti i giorni, tutti gli Andrea e tutte le Sofie del mondo, dei “portatori-sani” di ascolto attivo e di empatia. Siamo sicuri che ne beneficerebbero tutte le nostre relazioni. In famiglia e non solo…

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